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      Io vi offro un cuore, pieno di un solo affetto, acceso tutto d'una fiamma che non morrà mai piú, e provato e riprovato dal lavoro dalla pazienza dalla sventura. Clara, guardatemi in volto. Quando è che sarete mia?...
      La donzella tremò da capo a piedi, ma fu un attimo; ella appoggiò sul petto una mano che contrastava pallidissima colla nera tonaca delle novizie, e alzò nel volto di Lucilio uno sguardo lungo e misterioso che pareva cercasse traverso ad ogni cosa le speranze del cielo.
      - Lucilio - rispose ella premendo alquanto quella mano sul cuore - io ho giurato innanzi a Dio di amarvi, ho giurato nel mio cuore di farvi felice per quanto starà in me. È vero: me ne sovvengo sempre, e mi adopero sempre perché le mie promesse abbiano quel maggiore effetto che Dio loro consente.
      - Come sarebbe a dire? - sclamò ansiosamente Lucilio.
      La madre Redenta s'arrischiò a sollevare le palpebre, per metter fuori due occhi cosí spaventati come se appunto l'avesse veduto le corna di Berlicche. Ma il calmo aspetto della Clara rimise piú tranquilli quegli sguardi di dietro le solite feritoie.
      - Vi dirò tutto - soggiungeva intanto la donzella - vi dirò tutto, Lucilio, e voi giudicherete. Io son entrata in questo luogo di pace per fidare l'anima mia a Dio e alla sua Provvidenza; vi ho trovato affetti pensieri e conforti che mi fanno omai guardare con ribrezzo al resto del mondo... Oh no, no Lucilio! Non vi sdegnate! Le anime nostre non erano fatte per trovare la felicità in questo secolo di vizio e di perdizione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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