... Se volete sacrificarvi, or bene sacrificatevi a me!... Se non come felicità accettatemi come martirio!...
La madre Redenta tossí romorosamente per guastare l'effetto di queste parole recitate da Lucilio con un furor tale di disperazione e di preghiera che spezzava l'anima. Ma la Clara si volse a lei rassicurandola con un gesto, indi levato uno sguardo al cielo non temé di avvicinarsi a Lucilio e di mettergli castamente una mano sulla spalla. Il povero sapiente indovinò tutto da quello sguardo, da quell'atto, e sentí col cuore lacerato di non poter seguire in cielo quell'anima che gli sfuggiva, beata nei proprii dolori.
- Ma perché, perché mai, o Clara? - proseguí egli senza pur aspettare ch'essa gli dichiarasse il senso terribile di quei movimenti. - Perché volete uccidermi mentre potreste risuscitarmi?... Perché vi dimenticate dell'amore santo eterno indissolubile che m'avete giurato?
- Oh quest'amore, piú santo piú eterno piú indissolubile di prima ve lo giuro anche adesso! - rispose la donzella. - Soltanto le nostre nozze siano in cielo poiché sulla terra Iddio le proibisce ai suoi fedeli!... Ve lo giuro, Lucilio! Io vi amo sempre, io non amo che voi!... Quest'amore ho potuto purificarlo santificarlo, ma non potrei strapparmelo dalle viscere senza morire! Da ciò appunto vedete se la mia vocazione è vera e tenace. Vi amerò sempre, vivrò sempre con voi in comunione di preghiere e di spirito. Ma di piú, Lucilio, voi non avete diritto di chiedermi... Di piú io non potrei concedervi perché Dio me lo proibisce!
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