La superba indole italiana si rilevò subitamente a quest'ultima proposta. Deboli, discordi, creduli, ciarlieri, inetti sí; venali non mai! Tutta l'adunanza diede in un grido d'indignazione; si rifiutarono le indegne offerte, si rifiutò di approvare quanto la Repubblica francese aveva sí facilmente e barbaramente consentito, si decise di rimettere nel popolo la somma delle cose, dimandando a lui la scelta fra servitù e libertà. Il popolo votò frequente, raccolto, silenzioso; e il voto fu per la libertà; indi la Municipalità si disciolse, e molti partirono per l'esiglio, donde alcuni, Vidiman fra gli altri, non tornarono mai piú. Villetard ne scrisse a Milano, e Bonaparte rispose altero schernitore ma furibondo. Lasciarsi schiacciare ma non obbedire è ancora un delitto pei tiranni. Serrurier entrò a quei giorni, vero beccamorti della Repubblica. Disalberò le navi, mandò a Tolone cannoni, gomene, fregate e vascelli, diede un'ultima mano al saccheggio della cassa pubblica, delle chiese e delle gallerie, raschiò le dorature di Bucintoro, fece baldoria del resto, e si assicurò per sempre dal rimorso di aver lasciato pei nuovi padroni il valsente vivo d'un quattrino. Questo fu il rispetto all'alleanza giurata, alla protezione promessa, ai sacrifici imposti e vilmente forse, piú che generosamente, consentiti. Cosí adoperarono coloro verso Venezia che avea difeso per tanti secoli tutta la cristianità dalla barbarie mussulmana. Ma quei maiali non leggevano storie; preparavano orrendi capitoli alle storie future.
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