- Zitto, zitto, amico mio; non destare mia moglie che dorme. Io ti esorto intanto a perdonare come perdono io. Ti nomino anzi legatario perpetuo delle mie perdonanze, acciocché nessuno abbia male dalla mia morte; e ti raccomando di non far sapere ch'io me l'ho procurata. Sarebbe grave scandalo, e altri potrebbero averne dispiacere o rimorso. Dirai che fu un aneurisma, un colpo fulminante, che so io?... Già me l'intenderò meglio col prete; e cosí spero di morir in pace lasciando dopo di me la pace.
- Oh Leopardo, Leopardo! un'anima come la tua morire a questo modo! Con tanta bontà con tanta forza e costanza che avevi!...
- Hai ragione; due anni fa neppur io mi sarei immaginato questa corbelleria. Ma ora l'ho fatta e non c'è che dire. I dolori gli avvilimenti i disinganni si accumulano qui dentro - (e si toccava il petto) - finché un bel giorno il vaso trabocca e addio giudizio! bisogna ch'io m'esprima cosí per iscusarmi con Dio.
Io vidi allora o meglio indovinai le lunghe torture di quel povero cuore tanto onesto e sincero; le angosce di quell'indole aperta e leale sí indegnamente tradita; la delicatezza di quell'anima eroica deliberata di non veder nulla, e di morire senza lasciare ai suoi assassini neppur la punizione del rimorso. Non mossi parola di ciò rispettando la maravigliosa discretezza del moribondo. Leopardo riprese a parlare con voce piú profonda e affaticata: le membra gli si irrigidivano e le carni prendevano a poco a poco un colore cinereo.
- Vedi amico? fino a ieri ci pensava, ma mi difendeva valorosamente.
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Leopardo Leopardo Dio
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