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      Già in un cantone o nell'altro la matassa si deve imbrogliare. Ad Ancona, a Napoli, bollono che è una meraviglia: quando l'incendio si fosse dilatato, chi lo appiccò potrebbe restarne arso; allora toccherà a voi, cioè a noi. Per questo ti dico di rimanere, e di lasciar me solo dove la vecchiaia può riescire meglio della gioventù, ed il danaro aver ragione sopra le forze del corpo e la gagliardia dell'animo.
      - Padre mio! che volete che vi dica?... Resterò!... Ma si potrebbe almen sapere dove n'andate?
      - In Oriente vado, in Oriente a intendermela coi Turchi, giacché qui non ebbi voce da farmi capire. Fra poco, se anche non udrai parlare di me, udrai parlare dei Turchi. Di' pur allora ch'io vi ebbi le mani in pasta. Di piú non ti posso dire, perché sono ancora fantasmi di progetti.
      Mio padre doveva uscire per prender l'ora dal capitano della tartana che salpava pel Levante. Io lo accompagnai, e non altro potei rilevare, senonché egli andava difilato a Costantinopoli ove poteva fermarsi e molto e poco secondo le circostanze. Certo i suoi pensieri non erano né piccoli né vili perché ingrandivano la sua persona e le davano una sembianza di autorità insolita fino allora. Aveva la solita berretta, le solite brache all'armena, ma un fuoco affatto nuovo gli lampeggiava dalle ciglia canute. Verso le nove salí sulla nave colla fida fantesca e un piccolo baule; non mise un sospiro, non lasciò saluti per nessuno, riprese volontario la strada dell'esiglio colla baldanza del giovine che avesse dinanzi agli occhi la certezza d'un vicino trionfo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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