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      Mi baciò cosí come all'indomani ci dovessimo rivedere, mi raccomandò la visita all'Apostulos; e poi egli scese sotto coperta, io tornai nella gondola che ci aveva condotti a bordo.
      Oh come mi trovai solo misero abbandonato al ritoccare il lastrico della Piazzetta!... L'anima mia corse con un sospiro alla Pisana; ma la fermai a mezza strada col pensiero di Giulio e dell'ufficial còrso. Mi rimisi allora a piangere la morte di Leopardo, e ad onorare la sua memoria di quei postumi compianti che formano l'elogio funebre d'un amico. Piansi e farneticai un pezzo, finché per distrarmi pensai alla credenziale, e mi volsi a San Zaccaria per abboccarmi col negoziante greco. Trovai un mustacchione grigio di pochissime parole, che onorò la firma di mio padre, e mi chiese senz'altro in qual modo bramassi esser pagato. Gli risposi che desiderava solo gli interessi d'anno in anno e che il capitale lo lascerei volentieri in mani cosí sicure. Il vecchio allora diede una specie di grugnito, e comparve un giovine al quale consegnò il foglio, aggiungendo in greco qualche parola che non potei capire. Mi disse poi che quello era suo figlio e che n'andassi pure con lui alla cassa, ove mi sarebbe contata la somma secondo il mio piacimento. Quanto era ruvido e brontolone il vecchio negoziante, altrettanto suo figlio Spiridione piaceva per le sue maniere amabili e compite. Grande e svelto di statura, con un profilo greco moderno arditissimo, un colore piucché olivastro, e due occhi fulminei, egli mi entrò in grazia al primo aspetto.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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