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      ... Non è cosa neppur possibile all'immaginazione!
      Come si vede, durante il discorso della Pisana io aveva cercato e trovato il filo per uscire dal laberinto; questo era di amarla, di amarla sopratutto, senza cercare il pelo nell'uovo, e senza passare al lambicco della ragione il voto eterno del mio cuore.
      - Sí, temeva un rifiuto, perché non ti aveva dato caparra di condotta molto esemplare; - ella soggiunse - ed ora voglio dartene una col mettere a nudo tutte le mie piaghette, e stomacartene, se posso.
      Io feci un gesto negativo, sorridendo di questa sua nuova paura; ella racconciandosi i capelli sulle tempie, e puntandosi qualche spillo malfermo nel corsetto, continuò a parlare.
      - In quel torno fu alloggiato in casa di mio marito un officiale francese, un certo Ascanio Minato...
      - Lo conosco - diss'io.
      - Ah! lo conosci?... Bene! non potrai dire che non sia un bel giovine, d'aspetto maschio e generoso, benché lo abbia poi trovato al cimento un perfido, uno spergiuro, un disleale, un vero capo d'oca col cuore di lepre...
      Io ascoltai con molto malgarbo questa infilzata d'improperi che, secondo me, chiariva anche troppo la verità di quanto Giulio Del Ponte mi avea raccontato il giorno delle feste per la Beauharnais. E la Pisana non si vergognava di confessare sfacciatamente la propria scostumatezza; e non si accorgeva del dolore che mi avrebbe recato la sua importuna sincerità. Io mi mordeva le labbra, mi rosicchiava le unghie, e rimproverava la Provvidenza che non mi avesse fatto sordo come Martino.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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