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      Presi dalle sue labbra un solo bacio; ve lo giuro; un bacio solo dalle sua labbra, ed anco ne mescolai la dolcezza coll'amaro del caffè. Si dirà poi che al secolo passato non c'era virtù!... Ce n'era sí; ma la costava doppia fatica per la nessuna cura che si davano di educarla in abitudine. Vi assicuro che sant'Antonio non ebbe tanto merito di resistere nel deserto alle tentazioni del demonio, quanto io di ritirare le labbra dalla coppa, prima di avermi levata la sete. Cionullameno io era certo e deliberato a levarmela un giorno o l'altro; questo potrebbe mutare la mia virtù in un raffinamento di ghiottornia. Allora, appena fui alzato, ci convenne pensare a vivere: cioè ad ire in traccia d'una donna che attendesse alla cucina e ai fatti piú grossolani della casa. Non si potea campare di solo caffè, massime coll'amore che ci divorava. Io stesso per la prima volta in mia vita mi occupai con tutto il piacere di queste minute faccenduole.
      Conosceva qualche comare nel Campo vicino, mi raccomandai a questa e a quella, e mi accomodarono d'una serva che almeno a vederla dovea bastare di per sé a guardare una casa contro i Turchi e gli Uscocchi. Brutta come l'accidente, ed alta e scarnata che pareva un granatiere dopo quattro mesi di campagna; con occhi e capelli grigi e un fazzoletto rosso attorcigliato intorno al capo alla foggia dei serpenti di Medusa. Era un pochettino losca, e discretamente barbuta, con una vociaccia sonata pel naso che non parlava né veneziano, né schiavone, ma un certo gergo imbastardito a mezza strada.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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