In cotali pensieri entrai nel parlatorio senza pensare che la reverenda poteva maravigliarsi di veder sua sorella in mia compagnia; ma non ci avea pensato la Pisana ed io pure non ci badai. Era la prima volta che vedeva la Clara dopo i suoi voti. La trovai pallida e consunta da far pietà, colla trasparenza di quei vasi d'alabastro nei quali si mette ad ardere un lumicino: un po' anche incurvata quasi per lunga abitudine d'ubbidienza e d'orazione. Sulle sue labbra, all'indulgente sorriso d'una volta era succeduta la fredda rigidità monastica: oramai si vedeva che l'isolamento dalle cose terrene, tanto sospirato dalla madre Redenta, lo aveva anch'essa raggiunto; non solo disprezzava e dimenticava, ma non comprendeva piú il mondo. Infatti la non si maravigliò punto della mia dimestichezza colla Pisana, come io aveva temuto: diede a me ed a lei saggi consigli in buon dato; non nominò mai il passato se non per raccapricciarne, ed una sola volta vidi rammollirsi la piega ritta e sottile delle sue labbra quand'io le nominai la sua ottima nonna. Quanti pensieri in quel mezzo sorriso!... Ma se ne pentí tosto, e riprese la solita freddezza che era il vestimento forzato dell'anima sua, come la nera tonaca dovea vestirle invariabilmente le membra. Io credetti che in quel momento anche Lucilio le balenasse al pensiero; ma che fuggisse spaventata da quella memoria. Dov'era infatti allora Lucilio? Che faceva egli? - Questa terribile incertezza doveva entrarle talora nell'anima col succhiello invisibile ma profondo del rimorso.
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