- gridai tutto sdegnato. - Piuttosto mi caverei anche la pelle che lasciarti cosí a mal partito!...
- Allora, Carlino, siamo intesi. Fammi contenta di tutto quello che ti domando, e dopo pensi la Provvidenza, che tocca a lei.
- Sai, Pisana, che mi fai proprio stupire! Io non ti vidi mai cosí rassegnata e fiduciosa nella Provvidenza come ora che la Provvidenza non sembra darsi il benché minimo pensiero di te.
- Che sia vero? ne godrei molto che questa virtù mi crescesse a seconda del bisogno. Tuttavia ti dirò che se comincio ad aver fede nella Provvidenza, gli è che me ne sento il coraggio e la forza. In fondo al cuore di noi altre donne un po' di devozione ci resta sempre; or bene! io mi abbandono nelle braccia di Dio! Ti assicuro che se rimanessimo nudi di tutto, non troveresti due braccia che lavorassero piú valorosamente delle mie a guadagnar la vita per tutti e due.
Io scrollai il capo, ché non ebbi molta fede in quel coraggio lontano ancora dalla prova; ma per quanto ci credessi poco, dovetti pagare le cento messe e la pigione della Rosa, e finalmente la vidi contenta quando non ci restavano che venti ducati all'incirca per scongiurare il futuro.
Ma c'era poco lontano gente che si prendeva gran cura dei fatti miei e lavorava sott'acqua per cavarmi d'impiccio: volevano precipitarmi dalla padella nelle bragie e ci riescirono. Il dover mio era di farmi abbrustolire già da un mese prima, e potrei anche ringraziarli del gran merito ch'essi acquistarono presso la mia coscienza. La scena della Pisana coll'ufficiale còrso avea fatto chiasso, come dissi, per tutta Venezia; la sua disparizione dalla casa del marito aggiungeva mistero all'avventura, e se ne contavano di cosí strane, di cosí grosse che a ripeterle sembrerebbero fole.
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