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      Perché alcuni tra voi dopo aver inorridito del nefando mercato stesero la mano alle elemosine dei compratori? Pesaro fu solo nella virtù; ma primo e piú vile di tutti nell'umiliarsi, ebbe molti ebbe troppi imitatori. Ora io non accuso ma vendico; non insulto ma confesso. Confesso quello che avrei dovuto fare e non feci; quello che poteva e non volli vedere; quello che commisi per avventatezza, e deplorerò sempre come un vile delitto. Il Direttorio e Buonaparte ci tradirono, è vero; ma a quel modo si lasciano tradire solamente i codardi. Buonaparte usò con Venezia come coll'amica che intende l'amore per servitù e bacia la mano di chi la percote. La trascurò in principio, la oltraggiò poi, godette in seguito d'ingannarla, di sbeffeggiarla, da ultimo se la pose sotto i piedi, la calpestò come una baldracca, e le disse schernendola: - Vatti, cerca un altro padrone!...
      Nessuno potrà forse comprendere senza averlo provato il profondo abbattimento che mi veniva nell'anima da tali pensieri. Quando poi lo raffrontava all'allegra e spensierata felicità che me lo aveva ritardato d'alcuni giorni, crescevano, se era possibile, lo sconforto e l'ambascia. Era proprio vero. Io avea toccato l'apice dei miei desiderii; aveva stretto fra le mie braccia bella contenta amorosa la prima la sola donna che avessi mai amato; quella che io aveva figurato fin dai primi anni essere la consolazione della mia vita, e il rimedio d'ogni dolore, mi aveva colmato inebbriato di quante voluttà possono mai capire in seno mortale!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Direttorio Buonaparte Venezia