Sopratutto quel rappaciamento colla Rosa e le visite della Doretta mi davano ombra: Raimondo veniva poi; giacché capiva che egli era il grosso caprone che sarebbe passato pei buchi fatti dalle pecore. Aggiustai fin d'allora di mio capo un certo letterone da scrivere il giorno dopo, e dal pensiero della Pisana passai a quello dell'Aglaura che se stringeva meno s'oscurava anche di piú. Chi potea vedere un barlume di chiaro in quel turbine di testolina? - Io no per certo. - Da Padova a Milano ella m'avea menato sempre di sorpresa in sorpresa; pareva non già una fanciulla occupata a vivere, ma un romanziere francese inteso a comporre un'epopea. Le sue azioni le sue parole s'avvicendavano si ritiravano si scavalcavano a fatti a contrapposti a sorprese come le strofe di un'ode di Pindaro mal raffazzonate dagli scoliasti. Ci sognai dietro tutta notte, la osservai buona parte del mattino, e uscii colla lettera per la Pisana in tasca senza essermi avvantaggiato di nulla. Dentro ne inclusi una per l'Apostulos ove gli significava tutta la condotta dell'Aglaura, mettendomi ai suoi comandi in quanto poteva concernerla; lo pregava anche di prestarsi in quanto abbisognasse alla Pisana come per un altro me stesso. S'intende ch'io misi il tutto alla posta senza nulla dire alla giovine, perché lí era in ballo la mia coscienza e non si volean cerimonie. Far da papà sí, ma non da birbone per amor suo.
Sul mezzogiorno mi abboccai con Lucilio al caffè del Duomo che a que' tempi era il convegno di moda, e dove ci avevamo dato l'appostamento.
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