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      Io fui soddisfattissimo allora del signor Ettore Carafa, e meglio due tanti in seguito. Ricorderò sempre con piacere quella vita frugale operosa e soldatesca. Alla mattina gli esercizi coi miei soldati, poi il pranzo e qualche gran seduta di chiacchiere con Amilcare con Giulio con Lucilio; il dopopranzo e la sera conversazione coll'Aglaura che aspettava sempre Emilio e non voleva saperne di tornar a Venezia. Frammezzo, qualche lettera agrodolce della Pisana. Ecco come giungemmo al tempo della rivoluzione di Roma, la quale doveva dar piede alle operazioni militari del Carafa nel Regno.
     
     
      CAPITOLO DECIMOSESTO
     
      Nel quale si svolge il piú incredibile dramma familiare che possa immaginarsi. Digressione sulle vicende di Roma, sopra Foscolo e Parini ed altri personaggi della Repubblica Cisalpina. Io guadagno una sorella, e do a Spiro Apostulos una sposa. Mantova, Firenze e Roma. Avvisaglie al confine napoletano. La ninfa Egeria di Ettore Carafa. Una scommessa mi fa riguadagnar la Pisana; ma alle prime non ne son molto lusingato.
     
      Il dí quindici febbraio 1798 cinque notai in Campo Vaccino avevano rogato l'atto di libertà del popolo romano. Assisteva liberatore quel Berthier che aveva assistito traditore al congresso di Bassano per la conservazione della Repubblica Veneta. Il Papa stava chiuso nel Vaticano fra svizzeri e preti; e negando egli di svestirsi dell'autorità temporale fu levato di Roma militarmente e condotto in Toscana. Unico esempio di inflessibilità italiana in quel tempo di continui mutamenti, di sùbite paure; e fu in Pio VI. Per quanto poco cristiano mi fossi, ricordo che ammirai la costanza del gran vecchio, e comparandola alla tremula debolezza del doge Manin, faceva doloroso raffronto fra quei due piú antichi governi d'Italia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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