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      Fu un po' malagevole per l'Aglaura questo passaggio dall'idee di morte di odio di vendetta a quelle di pace d'amore e di nozze; ma col mio aiuto e con quello di Spiro le superò. D'altronde ella vedeva che cosí tutto si accomodava e le donne per far tutti contenti sono anche capaci di maritarsi, quando peraltro con questi ripieghi accontentino prima di tutti se stesse. A quei tempi c'erano poche formalità per un matrimonio. Interpretando la tacita volontà di Spiro io m'ingegnai tanto e con sí felice esito che, prima della partenza della legione, ebbi la consolazione di vederlo sposo dell'Aglaura. Partimmo poi da Milano di conserva perché il signor Ettore mi concesse di buona voglia il permesso di accompagnarli fino a Mantova; di colà io l'avrei raggiunto a Firenze per la via di Ferrara. Quella breve meteora di contentezza famigliare m'era necessaria per rompere il buio del mio orizzonte che cominciava a minacciar troppo. Benché anche di mio padre Spiro mi avea recato qualche notizia se non diretta certo credibilissima. Lo dicevano giunto felicemente a Costantinopoli e inteso piucchemai all'opera gravissima che lo preoccupava, nella quale peraltro improvvisi ostacoli lo avevano ritardato. Stava bene, e avrebbe mandato sue nuove o sarebbe tornato ad impresa fornita. La partenza per la Grecia del vecchio Apostulos poteva addentellarsi alle macchinazioni di mio padre in Turchia, ma capii che Spiro o non ne sapeva o non potea dirne di piú, e cambiai discorso raccomandandogli soltanto di farmi giungere al piú presto e ovunque mi trovassi qualunque novella di mio padre fosse per arrivare.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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