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      L'ira mia si sollevò fino contro Dio, il quale permetteva che l'innocenza fosse maltrattata cosí indegnamente, e che il vizio armato di fulmini si godesse di atterrirla dall'alto del suo trono di vergogne.
      - Pisana - gridai con voce soffocata e travolta da singhiozzi - Pisana, basta! Non voglio, non posso piú ascoltarti!... Le parole che ora pronunciasti sono piú vili piú oscene dei tuoi tradimenti!... Oh non istà a te, non istà a te l'accusarmi!... Mentre confessi il delitto piú mostruoso che l'amante possa commettere contro l'amante, hai ancora la crudeltà e la baldanza di pascerti delle mie lagrime, di godere de' miei tormenti, e di fingerti offesa e vituperata per minacciarmi una vendetta piú sanguinosa, ma pur sempre meno indegna di quella che hai già consumato contro di me!... Taci, Pisana; non una sola parola di piú: o io rinnego quanto v'è ancora di giusto e di santo al mondo; io mi strappo dal petto l'onore e lo butto ai cani come un abbominio!... Sí, rinnego anche quell'onore bugiardo che soffre quaggiù la vergogna dovuta agli spergiuri senza rispondere con uno scoppio di vulcano a sí sfrontate calunnie!
      La Pisana si strinse la fronte colle mani e si mise a piangere; indi improvvisamente balzò dal letto, ove l'avevano adagiata vestita com'era, e fece motto di voler uscire dalla stanza; io la trattenni.
      - Dove vuoi andare ora?
      - Voglio andare dal signor Ettore Carafa: conducimi tosto dal signor Ettore.
      - Il signor capitano sarà ora occupatissimo nel dare la caccia ai Napoletani, e non ci sarebbe tanto facile trovarlo; d'altronde egli fu avvertito del tuo salvamento e non può fare che non ti raggiunga appena lo potrà.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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