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      Si era perciò ingegnato di volgere a suo pro' il furore della Pisana, e vi era infatti riescito in quei primi giorni.
      - Ma poi - soggiunse egli - non ci fu piú verso ch'ella volesse ricordarsi di quei primi giorni d'ebbrezza. A Milano, a Firenze, a Roma mi seguí sempre muta, altera, insensibile; godendo delle mie smanie, rispondendo alle mie preghiere e alle minacce con questa acerba parola: "Mi son vendicata anche troppo!". Oh quanto soffersi, Carlo! Quanto soffersi! Ve lo giuro che foste vendicato anche voi! Pregava, supplicava, piangeva, faceva voti a Dio ed ai santi, non mi riconosceva proprio piú!... Perfino alla corruzione ricorsi, e tentai coll'oro la sua cameriera, una certa veneziana dalla quale non volle mai separarsi...
      - Chi? - esclamai io - come si chiamava?
      - L'era una certa Rosa; una disgraziata che avrebbe venduto una sorella per dieci carlini. Ma oggi fu punita spaventosamente di ogni suo trascorso; e l'ho veduta fatta carbone fra le rovine del convento!... Or bene, neppure per l'infame intercessione di colei ottenni nulla; mi era avvilito abbastanza, mi sembra. La tolsi di Roma per menarla qui in questa solitudine, ove avea deliberato di ricorrere anche alla forza per ricondurla a' miei desideri!... Vani pensieri, o Carlo!... La forza cade in ginocchio dinanzi ad un suo sguardo!... Io capiva che qualche suprema deliberazione, qualche passione invincibile me l'avea tolta per sempre dopo le concessioni quasi involontarie d'un momento di sorpresa!... Io vi scopersi tutta intera la verità, benché non debba esserne gran fatto vanitoso; traetene voi il vostro giudizio, e regolatevi a vostra posta.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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