Nulla omai piú ci tratteneva a Napoli. Raccomandata la vedova e i figliuoli del Martelli alla Principessa Santacroce, e fornitili d'una piccola pensione sul peculio lasciatomi da mio padre, salpammo per Genova, unica rocca oggimai dell'italiana libertà.
Per la gloriosa caduta di Napoli, per la capitolazione di Ancona, per le vittorie di Suwarow e di Kray in Lombardia, tutto il resto d'Italia al principio del 1800 stava in poter dei confederati.
CAPITOLO DECIMOTTAVO
Il milleottocento. Sventura d'un gatto, e mia felicità amorosa durante l'assedio di Genova. L'amore mi abbandona e sono visitato dall'ambizione. Ma guarisco in breve dalla peste burocratica, e quando Napoleone si fa Imperatore e Re, io pianto l'Intendenza di Bologna, e torno di buon grado miserabile.
Il nostro secolo (perdonate; dico nostro a nome di tutti voi; quanto a me ho qualche diritto anche sul passato, e quello d'adesso non lo tengo già piú che colle punte delle dita), il nostro secolo o il vostro adunque che sia, è uscito nel mondo in una maniera molto bizzarra: volle farla tenere ai fratelli che lo avevano preceduto, e mostrare che per chi cerca novità ad ogni costo, la messe non manca mai. Infatti egli capovolse tutti i sistemi, tutti i ragionamenti che affaticavano i cervelli da cinquant'anni prima; e cogli stessi uomini si è messo in capo di raggiungere scopi perfettamente contrari. Abbondarono poi gli empirici che incamuffato di sillogismi il paradosso lo cambiarono in un perfetto accordo dialettico: ma io che non sono un giocoliero resterò sempre della mia opinione.
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