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      Da un pezzo m'era accorto che Lucilio apparteneva, forse fin dagli anni d'Università, a qualche setta filosofica d'illuminati o di franchi muratori; ma poi mano a mano m'avvidi che le tendenze filosofiche piegavano al politico, e le combriccole della cessata Cisalpina, e le ultime vicende d'Ancona ne davano indizio. Lucilio teneva dietro con grandissima premura a cotali novelle, e alcune anche talvolta ne prediceva, con maravigliosa aggiustatezza. Fosse avvisato antecedentemente, o sincero profeta nol so: ma propendo a quest'ultima opinione, perché né egli usava discorrere di quanto gli veniva comunicato, né a que' tempi nella nostra condizione era molto agevole ricever lettere scritte di fresco. A Genova poi non entravano né fresche né salate: e le ultime notizie di Venezia le ebbimo da un prigioniero tedesco ch'era stato d'alloggio un mese prima presso il marito della Pisana, forse nelle camere stesse del tenente Minato.
      Questo signor tenente fu una delle piú spiacevoli novità che trovai in Genova: la seconda fu la fame: perché il giorno dopo al nostro arrivo cominciò la flotta inglese lo strettissimo blocco, e in poche settimane ci ridusse alla caccia dei gatti. Aveva peraltro un gran conforto e questo era la protezione offertami in ogni incontro dall'amico Alessandro mugnaio, trovato pur esso a Genova e non piú capitano, ma colonnello. Chi viveva a quel tempo andava innanzi presto. Il colonnello Giorgi non aveva ventisett'anni, sopravanzava del capo tutti gli uomini del suo reggimento, e comandava a destra e a sinistra con un vero vocione da mugnaio.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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