Non sapeva cosa volesse dire paura, e si scaldava nel furor della mischia senza mai dimenticarsi delle schiere che doveva condurre e governare: questi erano i suoi meriti. Scriveva passabilmente e con qualche intoppo d'ortografia, non conosceva che da un mese circa e soltanto di nome Vauban e Federico II; ecco i difetti. Pare che si desse maggior peso ai meriti, se in due anni e mezzo era diventato colonnello; ma il merito maggiore fu la carneficina di tutto il suo battaglione che, come dissimo, lo lasciò capitano per necessità. Un giorno lo incontrai che già i magazzini cominciavano a impoverire, e chi aveva derrate a tenerle per sé. Aveva la Pisana piuttosto malata e non m'era ancor venuto fatto di trovarle una libbra di carne pel brodo.
- Ohé, Carlino - mi disse - come la va?
- Vedi! - gli risposi - son vivo ancora, ma temo per domani o per dopodimani. La Pisana si sente male, e andiamo di male in peggio.
- Che? la Contessina è malata?... Corpo del diavolo!... Vuoi che ti procuri otto o nove medici di reggimento?... I reggimenti non ci sono piú, ma sopravvivono i medici; segno del loro gran sapere.
- Grazie, grazie! ho il dottor Vianello che mi basta.
- Sicuro che deve bastare; ma diceva cosí per consulto per curiosità!
- No, no, il male è già conosciuto; dipende da difetto d'aria e di nutrimento.
- Non ha altro? Fidati di me! domani son di guardia alla Polcevera e là le farò respirare tanta aria in un'ora quanta a Fratta non se ne respira in un giorno.
- Sí, eh, alla Polcevera, con quei finocchietti che vi va regalando Melas!
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