- Ah! è vero, mi dimenticava che è una contessina e che le bombe la possono infastidire. Allora non c'è rimedio; menala a spasso sui tetti.
- Se avesse la volontà e la forza occorrente, farebbero anche i tetti, ma una malaticcia che si nutre di brodo di lattuga non può certo avere una gran vigoria.
- Pover'a lei! Peraltro io posso trarti d'impiccio!... Vedi ch'io mi conservo abbastanza grasso e tondo, mi pare!
- Davvero sembri un cappellano del Duomo di Portogruaro.
- Eh! altro che cappellani! Di' mo che a cantar in coro si guadagnano muscoli di questa sorte! - e tendeva e gonfiava un braccio che per poco non faceva scoppiare le cuciture. - Io, vedi, mi son mantenuto cosí grazie alla mia previdenza. Ho ammazzato i miei due cavalli, li ho fatti salare e me li pappo a quattro libbre il giorno. Dopo sarà quel che sarà. Ma se vuoi entrar a parte della cuccagna...
- Figurati! per me volentieri, e mi rimorderebbe di privar te; ma per la Pisana il cavallo salato non le conviene.
- Allora un altro ripiego; la mia padrona di casa è tirata come una genovese e non mangia altro che erbe cotte, tagliate da un suo cortiletto che onora col nome di orto. Ma già credo che anche prima dell'assedio non mangiasse meglio, e la vita non è altro per lei che un lunghissimo blocco. T'immagineresti ch'essa tien sempre sui ginocchi un vecchio gatto d'Angora cosí grasso cosí morbido che parrebbe una golaggine a qualunque milanese?
- Vada pel gatto d'Angora! - io esclamai. - Alla Pisana non le piacciono molto i gatti vivi, ch'io mi sappia; ma le si faranno piacer morti.
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