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      Mio padre ha tenuto dietro a mia madre, ch'era già morta da un mese quand'io mi sono assoldato con Sandro Giorgi. Egli è spirato, poveretto, fra le braccia dell'Aquilina, perché gli altri suoi figliuoli erano in rotta con lui, e non volevano credere ch'egli avesse a morire. La Bradamante giaceva in letto di parto e non ha potuto esser compagna alla sorella in quegli ultimi e pietosi uffici. Io non voglio dir male dei miei fratelli ma il primo per ignoranza, i piú giovani per braveria hanno finito di metter a soqquadro tutta la casa. Porta via di qua, strascina di là, sciupa, vendi, impresta, trovai le camere vuote: cioè no; correggo, Leone, che s'è trapiantato colla famiglia a San Vito a far il fattore, ha creduto bene di affittar la casa, ad eccezione di tre stanze lasciate all'Aquilina e a Mastino: ché in quanto a Grifone era partito per l'Illirico col suo mestiero di capo-mastro. Tre mesi dopo venne offerto a Mastino un posto di scritturante ad Udine, e se la svignò lasciando sola soletta in quelle tre camere una ragazza di quattordici anni. Gli è vero ch'è assai bene sviluppata, e fui molto contento delle lodi che mi fece l'arciprete della di lei condotta: ma ad operare in quel modo bisognava proprio aver nelle calcagna la carità fraterna.
      Di tutte queste disgrazie, Carlino, alcuna ne avea già saputa per lettera, altre ne temeva, ma ti dico la verità che a toccarle con mano mi fecero un effetto terribile e quale non mi sarei mai aspettato. Forse anco il vedermi cosí storpio e impotente a mettervi riparo, finí di amareggiare il mio dolore già per sé acerbissimo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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