Basterà unire ancora braccio a braccio, perché le rose ci germoglino sotto i piedi, e la contentezza ci sorrida di bel nuovo in qualunque parte di mondo!
- Ecco che tu non mi capisci, o anzi non capisci te stesso. Questo è il mio delirio. Carlo, tu non sei piú un giovinotto sventato e senza esperienza, e non puoi accontentarti d'una felicità che ti può mancare dall'oggi al dimani. Tu devi prender moglie!
- Dio lo volesse, anima mia! No, il cielo mi perdoni questo sconsiderato movimento di desiderii, ma quando tuo marito avesse lasciato il mondo delle infermità per quello della salute eterna, il primo mio voto sarebbe di unire la tua sorte alla mia colla santità religiosa del giuramento.
- Carlo, non perderti ora in cotali sogni. Né mio marito vuol morire per ora, né tu devi consumare inutilmente gli anni piú belli della virilità. Io ti sarei una moglie assai manchevole; vedi che non son fatta per la fortuna di aver prole!... e cosí cosa rimane una moglie?... No, no, Carlo, non illuderti; per esser felice devi appigliarti al matrimonio.
- Basta, Pisana!... Vuoi dirmi che non mi ami piú?
- Voglio dirti che ti amo piú di me stessa; e per questo m'ascolterai e farai quello che ti consiglio...
- Non farò null'altro che quello che il cuore mi comanda.
- Ebbene, il tuo cuore ha parlato. E tu la sposerai.
- Io la sposerò?... Ma tu vaneggi! ma tu non sai quello che dici!
- Sí! ti dico... tu sposerai... sposerai l'Aquilina!...
- L'Aquilina!... Basta!... Torna in te, te ne scongiuro.
- Parlo del mio miglior senno.
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Carlo Pisana Aquilina Aquilina
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