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      La vecchia razza latina ringiovanita dall'immaginazione e dal sentimento si gettava col suo impeto naturale nella battaglia dei tempi. Di là dal mare rispondeva la Grecia, meno avanzata in civiltà, ma piú matura all'indipendenza per consentimento del popolo e per armonia d'opinioni. Il grido disperato di libertà che la vendetta di Alí Tebelen volse ai Greci, prima suoi nemici, risonò in tutti i cuori, dalle fumanti rovine di Parga alle rive melodiose di Sciro. I congressi degli alleati avevano posato un gran masso di ghiaccio sul cuore dell'Europa; ma il fuoco sprizzava all'estremità; muggivano minacciose le viscere della terra.
      Fu sullo scorcio del milleottocentoventi che, essendosi immiserite d'assai le nostre condizioni, e venendomi da Spiro buone speranze di aver pagamento del mio famoso credito di Costantinopoli, deliberai andarne a Venezia per abboccarmi secolui. Già fino dal luglio i Carbonari avevano improvvisato la rivoluzione di Napoli, ricavandone pel paese una larghissima costituzione; ma il re Ferdinando era già ito al Congresso degli Alleati in Troppau ove non istava piú tanto in parola colle libere note ad essi inviate da Napoli. Laggiù si armavano contro la tempesta che s'addensava a settentrione. Una mia gita nel Regno era, secondo Spiro, necessaria per cercar l'atto di morte di mio padre, senza del quale il governo turco non intendeva saldare le sue cedole. Dovendo trovar testimoni, e richiamar loro alla mente circostanze dimenticate forse per la lontananza, un tal negozio non poteva trattarsi per lettera.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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