Povera donna! Chi avrebbe riconosciuto allora il bel marinaio che m'aveva accompagnato da Padova a Milano al tempo della Cisalpina!
CAPITOLO VENTESIMO
I Siciliani al campo di Pepe negli Abruzzi. Io faccio conoscenza colla prigione e quasi col patibolo; ma in grazia della Pisana ci perdo solamente gli occhi. Miracoli d'amore d'una infermiera. I profughi di Londra e i soldati della Grecia. Riacquisto la vista per opera di Lucilio, ma poco stante perdo la Pisana e torno in patria vivo non d'altro che di memorie.
Povero Adriatico! Quando rivedrai le glorie delle flotte romane di Brindisi, delle navi liburniche e delle galee veneziane? Ora il tuo flutto travolto e tumultuoso sbatte due sponde quasi deserte, e alle fratte paludose della Puglia corrispondono le spopolate montagne dell'Albania. Venezia, una locanda, Trieste, una bottega, non bastano a consolare le tue rive del loro abbandono; e l'alba che ti liscia ogni giorno le chiome ondeggianti cerca indarno per le tue prode altro che rovine e memorie.
Quando salpammo da Malamocco il tempo era quieto e sereno. L'inverno non ci pareva quasi nulla, e meno poi nell'alto mare dove la nudità degli alberi e il biancheggiar delle nevi non attestano la vecchiaia dell'anno. Il tepido favonio fiato scherzava a sommo dell'onde, e conduceva all'arida Dalmazia i memori sospiri dell'Africa sorella. Dove sono ora Salona, il rifugio di Diocleziano, ed Ippona, la sede vescovile di Agostino?... Memorie, memorie, sempre memorie traverso queste onde non mai quiete né mutate da secoli, per queste aure sempre dolci e profumate, sopra questa terra eternamente divoratrice e feconda.
| |
Padova Milano Cisalpina Siciliani Pepe Abruzzi Pisana Londra Grecia Lucilio Pisana Adriatico Brindisi Puglia Albania Trieste Malamocco Dalmazia Africa Salona Diocleziano Ippona Agostino
|