I Siciliani difendevano la patria loro dalle imputazioni di arroganza e di sprovvedutezza; secondo essi quell'inopportuna riscossa dell'orgoglio palermitano si doveva alle mene dei Calderari, di quella società segreta che il ministro di Polizia Canosa avea creduto opporre all'influenza dei Carbonari. Ma le società segrete protette dai governi sono un mero fantasma; o non esisteranno mai, o si cangeranno in leghe spadroneggianti di zelatori che riescono nocive al governo stesso. Infatti Canosa fu destituito pel troppo operare alla scoperta de' suoi cagnotti. Il partito che comanda alla luce del giorno non sente il bisogno e non ha la necessità di comandare nell'ombra del mistero e della congiura. Risposimo dunque che se i Calderari facevano presa a Palermo, ciò dinotava la cedevolezza del terreno.
Ma quei giovani animosi non volevano udir parlare di ciò; e in prova anzi del contrario recavano alcune proposizioni, accettate le quali, Sicilia si sarebbe racchetata a un tratto. Il Generale diede buone parole; ma quello era giorno da fatti e piú che le cose di Sicilia lo preoccupavano le notizie delle Marche. Si seppe subito dopo il pranzo che uno squadrone di ulani era passato la sera prima; contadini fuggiaschi dalle terre aperte narravano che tutto l'esercito tenea loro dietro. Fu chiaro allora nella mente del Generale il disegno astutissimo degli Imperiali di accennare a Napoli per la via di Capua, richiamando colà lo sforzo maggiore della difesa, e di giungervi invece per i passi malguerniti degli Abruzzi.
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