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      Dopo due ore di combattimento Rieti era perduta e Pepe costretto a ritirarsi. Ma uscito appena e raccozzati i suoi, e afforzato dalle schiere che giungono fresche, s'avvede che a Rieti è il capo della guerra, e che sfuggitogli di mano, altra speranza non resta. Aduna un consiglio di guerra; si giudica impossibile riprender la piazza contro i cannoni già appostati in buon numero dagli Imperiali. Tuttavia il Generale insiste nell'ardita ma necessaria deliberazione. Egli grida che chi vuol seguirlo lo segua, ma che egli non abbandonerà il confine d'Abruzzo prima di aver fatto sopra Rieti un ultimo sforzo. L'onor suo, il dovere glielo comandano. Al grido disperato del loro capitano accorrono animosi molti dei volontari, io ed i giovani siciliani tra i primi.
      Il pensiero di mia moglie de' miei figli non mi balenò che un istante alla mente; fu per persuadermi che primo dovere dei padri è di lasciare una buona eredità di esempi forti ed animosi. Converrete meco che per un organista di Cordovado non c'era poi tanto male. La morte in quel momento mi parve sí bella e gloriosa, da meritare una vita assai piú lunga della mia e piena a tre tanti di dolori e di sventure per procurarsela. Nel lungo tempo ch'io ho attraversato, mancarono è vero occasioni di viver bene, ma quelle di morir meglio non scarseggiarono; conforto anche questo di poter lasciare questo mondo senza rimpiangerlo.
      Il nostro assalto fu subito e vigoroso, ma manchevole per lo scarso numero degli assalitori: i cannoni tuonavano e menavano un orribile guasto nelle nostre file.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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