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      Prima di tutto Lucilio esaminò attentamente i miei occhi, e dettomi che erano coperti da caterratte e che entro pochi mesi sarebbero maturate per l'operazione della quale non dubitava punto che sarebbe riescita a meraviglia, mi si rimise l'anima in corpo. Oh il gran dono è la luce! Non l'apprezza mai degnamente che chi l'ha perduta. Indi il dottore mi chiese notizia di me della mia famiglia e come stavano le cose, e chiarito di tutto mi diede lusinga che egli avrebbe fatto venire in Inghilterra l'Aquilina e i figliuoli miei, dove avrebbe pensato a stabilirmi in modo che fossero piuttosto utili pel futuro che costosi al presente. Egli aveva una gran clientela di Lordi e di principi dei quali governava a suo grado l'influenza; e le rimostranze che si erano udite al Parlamento per le deliberazioni del Congresso di Verona furono, credo, inspirate da lui.
      Io voleva ritrarmi per le grandi spese che a ciò si dovevano incontrare, e per le quali certamente la mia borsa era tutt'altro che preparata; e poi, debbo confessarvelo, aveva quasi vergogna di manifestare questa gran premura di avere presso di me la mia famiglia, parendomi quasi far onta alla devozione unica e generosa della Pisana. Rimasti soli un momento, soffiai questo mio scrupolo al dottore.
      - No, no - mi rispose egli mestamente - gente di casa vi sarà necessaria; credete che ne proverrà gran bene anche alla contessa Pisana.
      Io voleva che mi chiarisse meglio questo enigma, ma egli se ne schivò soggiungendo che certo la cura d'un cieco doveva pesare assai ad una signora avvezza alle delicature veneziane e che l'aiuto d'un'altra donna l'avrebbe alleggerita di molto.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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