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      - Grazie, mia Aquilina! - sclamai. - Tu sei la vera donna che ci abbisogna per rigenerarci! Quelle che non ti somigliano sono nate per strisciare nel fango.
      Udii una lieve pedata entrar nella stanza; era della Pisana che da alquanti giorni non parlava quasi piú. Io sentiva la mancanza della sua voce, ma col tenerle il broncio mi vendicava delle ultime volte che mi aveva parlato sí acerbo. Lucilio quel giorno le mosse alcune richieste sulla sua salute, alle quali rispose per monosillabi e con voce piú fioca del solito. Indi uscí come indispettita, l'Aquilina le tenne dietro, Luciano ubbidí forse ad un'occhiata di Lucilio e restammo noi due soli.
      - Ditemi - principiò con un accento che annunziava un serio colloquio - ditemi qual diritto avete di fare il burbanzoso colla Pisana?
      - Ah ve ne siete accorto? - rispos'io - allora avrete anche badato alla straordinaria freddezza ch'ella mi dimostra!... So che di molto le sono debitore; non lo dimentico mai, vorrei che tutto il mio sangue bastasse a provarle la mia riconoscenza e lo verserei tutto fino all'ultimo gocciolo. Ma alle volte non posso schivarmi di qualche ghiribizzo di superbia. Sapete che ultimamente ella mi ha cantato sopra tutti i toni che soltanto per isvagarsi delle sue noie maritali è corsa a Napoli, e che io deggio unicamente ad un sentimento di compassione tutta l'assistenza di cui m'è stata generosa?...
      - Dunque voi sospettate ch'ella non serbi piú per voi l'amore d'un tempo?
      - Ne sono certo, dottore, ne sono persuaso come della mia propria esistenza.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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