- A questo penso io - ripigliava egli ricisamente. E non ismetteva nulla delle sue scapataggini, de' suoi stravizzi. Sicché io piú volte e con alquanta amarezza ebbi a beffarmi di sua madre che avea preso una gran soggezione di quel suo ghiribizzo giovanile di andarsene in Grecia. Altro che Grecia! Mi pareva che la conversazione delle bionde veneziane, e il bicchierino di malvasia gli avessero cancellato dalla memoria quei generosi poemi. Ma secondo l'Aquilina era questa pure mia colpa, ché, lasciandolo padrone della fantasia, lo aveva avvezzato a non aver riguardo né di padre né d'amici, e a formarsi una felicità a suo modo.
- Ieri era la Grecia - diceva ella - oggi sono le scapestrataggini, domani sarà Dio sa che cosa! E tutto per avergli detto bravo, per avergli lasciato le redini sul collo!
- Scusami - soggiungeva io - ma quelle idee generose non bisognava soffocargliele come fossero vituperi. E tu stessa ve lo avevi mirabilmente preparato col formargli un temperamento animoso e robusto.
- Sí, sí, io m'era ingegnata di allevarlo con buoni principii, ma non già perché tu ne abusassi col lasciargliene tirare cotali conseguenze.
- Le conseguenze, ben mio, procedono dritte dritte dalle cause.
- Massime peraltro quando trovano aiuti che le indirizzino.
- Sai cosa ho da dire? Che se dalle tre cause fossero venute quelle conseguenze che sperava io, ne avrei proprio picchiato le mani dal gran gusto!
- Segno che hai sperato male, e che malamente hai aiutato le tue speranze! Vedi a che belle conseguenze siamo venuti!
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