Tu ti ammazzi allo scrittoio, il nostro figliuolo piú tenerello ci sta anch'egli notte e giorno come un martire, il maggiore invece, l'eroe, batte i bordelli e le taverne!
- Eh diavolo! Che ce ne ho colpa io? Al postutto mi ricordo esser stato giovine.
- Ed io se avessi speso cosí brutalmente la mia gioventù mi vergognerei di ricordarmene.
- Io ti dico che è un riscaldo e che si ravvederà.
- Io ti torno a ripetere che è una malattia, che si farà cronica se non attendi a rimediarvi presto.
Cosí si altercava fra di noi. Luciano intanto stava fuori di casa le notti intere, e se lo si rimproverava faceva peggio, e tirava calci come un puledro che non vuol essere domato. In mezzo a cotali dissensioni una bella mattina quando non me lo sarei mai aspettato egli mi capitò in camera pallido stralunato, a dirmi netto e schietto che la settimana ventura sarebbe partito per la Grecia.
- A che farvi? - risposi io beffardamente, ché non ci credeva piú a quelle passeggiere tentazioni.
- A difendere Missolungi contro Mustafà Bascià! - soggiunse egli.
- Ah ah! - ripresi coll'ugual tono di scherno. - Mi congratulo vedere come tu sappia che vi sia nel Peloponneso un Mustafà Bascià.
- Non lo sapeva - ripigliò coi denti stretti Luciano - ma me lo disse lord Byron il quale anche lui è deliberato di partir per la Grecia fra pochi giorni.
- E dove mai ti sei abbattuto in lord Byron?
- Ti basti sapere che l'ho conosciuto, ch'egli si è degnato parlarmi, e che mi prenderà per compagno della sua andata in Grecia.
- Scherzi, Luciano, o sono sogni codesti tuoi?
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