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      - No, anzi, papà mio, parlo cosí seriamente che nella prima lettera che scriverete agli zii, darete loro contezza di questo mio divisamento.
      - Or bene, se dici da senno, ripeterò io stesso adesso quello che tua madre diceva or sono alcuni mesi. Hai proprio una vera vocazione? Devi aver capito che in questo frattempo mi hai fornito molti argomenti per dubitarne.
      - Padre mio, son tanto sicuro che questo mio proposito otterrà sanzione dalle opere di tutta la vita, che vi chieggo fin d'ora perdono della mala stima che vi ho lasciato concepire di me, e vi prego di esser generoso e confidente anticipandomi d'alcuni mesi la buona opinione che mi darò poi cura di meritare. Perciò mi rivolgo tanto a voi come a mia madre.
      - Vi penseremo, Luciano. Intanto impara a maturar bene le tue idee e a diffidare, massime quando ne hai non poche ragioni.
      Egli non rispose verbo, mostrandomi col suo contegno che di tutto avrebbe diffidato fuorché della saldezza di quel suo divisamento. E infatti io ne maravigliai; ma per quanto lo tentassi in una maniera o nell'altra egli rispondeva queste sole parole: - Ho capito che a questo mondo si ha il dovere di vivere a vantaggio di qualcuno; adunque vi prego, lasciatemi vivere! - Sua madre strepitò di questo disegno sul quale pochi mesi prima sembrava affatto indifferente; ma ne ottenne nulla del pari. Luciano stette fermo nel voler partire; e non aspettava altro che un cenno di lord Byron per imbarcarsi con esso lui. Io conosceva il famoso poeta di nome e di fama; lo aveva anche veduto due o tre volte in qualche sua rara apparizione sotto le Procuratie, giacché da molto tempo egli pareva aver adottato per patria l'Italia ed in special modo Venezia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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