Toccava all'esercito della Russia menar l'ultimo colpo. Il passaggio vittorioso dei Balcani, cui tenne dietro il trattato di Adrianopoli, sforzarono il Divano a consentire la redenzione della Grecia, e ben piú avrebbe ottenuto fin d'allora lo czar Nicolò, se la gelosa diplomazia di Francia e d'Inghilterra non lo avesse arrestato. Spiro mi diede notizia di quel fausto avvenimento con parole veramente bibliche ed inspirate; molto egli avea rimesso della sua antipatia per la Russia e per Capodistria, e nell'annunziarmi il probabile matrimonio di mio figlio Luciano con una nipote del Conte, aggiungeva: "Cosí la tua famiglia sarà congiunta col sangue ad una nobile prosapia che inscriverà il suo nome sull'atto d'indipendenza della Grecia moderna." Lessi dappoi alcune righe di mio figlio nelle quali mi domandava di consentire a quel matrimonio; e s'aggiungeva in fondo una affettuosa noterella dell'Aglaura, dove interpretando ella i piú timidi desiderii del marito e di suo nipote, mi pregava di voler assistere in persona allo sposalizio. "Se lo spettacolo d'un popolo libero pel proprio eroismo può aggiunger forza all'affetto di padre e di fratello" conchiudeva ella "io ti esorto a venire, e vedrai cosa unica al mondo, e che ti darà animo se non altro a vivere e a morire sperando."
Il commercio della mia ditta colla quale avea continuato le relazioni e gli affari della casa Apostolus mi metteva in grado di intraprendere questo viaggio senza disagio: tanto piú che mio cognato Bruto e Donato erano piucché capaci di supplire alla mia mancanza.
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