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      Adunque adoperatevi per difender almeno la felicità dei terzi e l'ordine sociale con miglior riparo che non sia l'adempimento dei doveri appoggiato unicamente a quella fede di cui lamentate l'insufficienza. Non vi dico che cessiate dall'inculcare e dal predicar questa, se lo portano le vostre convinzioni; dico soltanto che aggiungiate un'altra caparra, perché la società possa fidarsi della vostra educazione, che cosí come la intendete voi e nei secoli di sùbite conversioni e di scarsi sacrifizi in cui viviamo, è affatto manchevole di sicurezza.
      Io, vedete, se avessi rilevato ogni mia regola morale dalla Dottrina, sarei rimasto un gran birbaccione; e se cito me non è né per ammenda né per orgoglio; è per recare in mezzo un fatto del quale non possiate dubitare. Letta poi che abbiate questa vita, e qualunque sieno le vostre opinioni, dovete confessare che se non ho fatto molto bene, poteva certo operare molto maggior male. Ora del male che non operai, tutto il merito ne viene a quel freno invincibile della coscienza che mi trattenne anche dopoché cessai di credermi obbligato a certe formule. Il fatto era che non credeva piú ma sentiva sempre di dover fare a quel modo; e poco cristiano alle parole, lo era poi scrupolosamente nei fatti in tutte quelle infinite circostanze nelle quali la moralità cristiana concorda colla naturale. Se voi mi proverete che diventando usuraio, spergiuro, venale, assassino, io sarei stato piú utile alla società, consentirò allora con voi che sia perfettamente inutile dare un appoggio filosofico ed assoluto anche ai precetti morali della religione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Dottrina