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      Senzaché colla lettura del testo si può schermeggiare e stabilire contr'esso la battaglia ordinata della casuistica; ma coi sentimenti, eh, maestri miei non v'ha scherma o casuistica che tenga! Se si opera a ritroso ne siam tosto puniti dai rimorsi che son forse meno formidabili ma piú presenti dell'inferno.
      Io non credo d'aver mai avuto il coraggio di schiccherare all'Aquilina una cosí lunga predica, ché allora non dubito che l'avrei persuasa; anzi colgo l'occasione di dichiararvi che per quanto parolaio e quaresimalista possa sembrarvi nel racconto della mia vita, all'atto pratico poi sono sempre stato assai parco di parole, e tre persone che avessi dinanzi piú del solito bastavano per impegolarmi lo scilinguagnolo. Pure qualche volta bel bello venni con mia moglie su quel discorso; e battuto da una parte ci tornai dall'altra, sempre coll'ugual risultato di buscarmi nelle orecchie una solenne gridata. La lasciai dunque in balía di disporre ogni cosa a suo modo, anche perché tra padre e madre in verità era imbrogliato a decidere quale avesse maggiori diritti dell'altro. A far pesare la bilancia dal suo lato contribuí anche non poco la circostanza del cholera, il quale, penetrato allora per la prima volta in Italia collo spavento che accompagna le malattie contagiose ed insolite, mise tutta Venezia in grandissima costernazione.
      Il nostro Giulio fu colpito da quel morbo terribile, e la costanza e il coraggio col quale sua madre lo assisté le diedero quasi un'altra volta i diritti di madre.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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