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      Allora il nuovo Papa o non capí o non volle capire il significato di quegli applausi che lo portavano a cielo, e tacendo diede ragione a chi sperava da lui piú forse che non era disposto a concedere. Non so se l'entusiasmo fosse di moda o la moda generasse l'entusiasmo; so che entusiasmo e moda pervennero dal bisogno universalmente sentito di ricoverare le proprie speranze dietro un vessillo santo ed inviolabile: non v'avea né congiura, né impostura, era saviezza d'istinto. Questi avvenimenti che rompevano la lunga sonnolenza d'Italia non secondarono per nulla l'impresa tipografica del conte Rinaldo; certo anche in tempi soliti non avrebbe guadagnato dal primo fascicolo di che aiutare almeno per metà la stampa del secondo, ma allora poi non ci cavò uno scudo che l'è uno scudo. E quello che è piú curioso, toccò anche a lui dimenticarsi del proprio libro per correre cogli altri in piazza a gridare: Viva Pio IX!
      Sua sorella era fra le meglio invasate pel nuovo Pontefice; ne parlava come d'un profeta, e tutta la sua conversazione se n'era scandolezzata perché mai piú s'immaginavano che la vecchia bigotta, la badessa emerita di Santa Teresa plaudisse di gran cuore ad una papa che tirava piú al politico che al sacerdotale; almeno cosí credevano allora. Ma ignoravano forse il perché la Clara si era fatta bigotta e monaca, e a quali condizioni s'era obbligata verso Domeneddio all'osservanza dei voti. Io non lo sapeva ancora di sicuro; ma da qualche mezza parola credeva già di poterlo indovinare.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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