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      Era la reazione contro il romanticismo, della quale quei volponi si giovavano per fuorviare i giovani secondo il loro interesse. E siccome altri giovani di piú matura esperienza o piú rettamente guidati si opponevano a quelli colla parola coll'esempio, gridando che era un abbominio il negare cosí ogni idealità delle vita, e il rendersi come porci in brago schiavi solo dei commodi e dei godimenti; quei maestri di corruzione soffiavano che eran gridate d'invidia e che non bisognava badarci, e che era tutto effetto d'ipocrisia, ma che ci voleva coraggio per beffarsi delle predicazioni di quei farisei. Giulio che era di volontà forte e ricisa non si buttava a mezzo in un partito: per lui quell'opporsi a visiera alzata alle censure dei puritani, come li chiamavano, fu una prova di coraggio, e tanto essi lo biasimavano, d'altrettanto egli esagerava la cinica scapestratezza dei costumi. Gioco, beverie, donne, erano le sue tre virtù principali; ne aveva molte altre di accessorie, e sopra tutte poi, quella ch'essi rimproveravano agli avversari, una profonda e spontanea ipocrisia. Messo ch'egli aveva il piede oltre la soglia della casa, senza nemmeno pensarlo la sua persona assumeva un contegno composto, la sfacciataggine e la dissolutezza gli cadevano dagli occhi, e le labbra dimenticavano il solito frasario di bordello. Vicino a sua madre pareva un angelino; e quando io, per colpire il lato debole di quell'educazione cui l'aveva avviato, ripeteva quanto de' suoi costumi mi riferivano le pubbliche voci, ella mi smaniava contro gridando che le erano falsità, e che il suo Giulio bastava guardarlo per conoscerlo fin nel fondo del cuore.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Giulio