La disfeci e trovai tre letterine graziosette profumate ch'era una delizia a vederle.
- Ah ti ho colta, birbona! - diss'io, e non ebbi piú rimorso di aver messo la mano ne' suoi segreti; l'autorità paterna è forse, anzi certo, la sola che dia cotali diritti, perché è obbligata a procurare il bene dei figli anche contro la loro volontà. Quelle tre letterine portavano la firma di Enrico il quale era appunto il nome dell'ultimo figliuolo di Augusto Cisterna; vi si parlava oltre il bisogno di tenerezze di baci di abbracciamenti; ed io non cercava di saperne di piú. Le misi in tasca e aspettai che le signore tornassero dalla chiesa. Infatti di lí a mezz'ora la Pisana venne alla sua stanza per levarsi il cappello e riporre la mantiglia, e fu meravigliata assai d'incontrarsi in suo padre.
- Pisana - le dissi io senza andare tanto per le lunghe, ché di avere fatto l'inquisitore ero già piucché stanco - qui ti bisogna esser sincera, ed espiare con una pronta confessione le colpe che per mera fanciullaggine hai commesse: dimmi subito dove e con qual mezzo ti trovi da sola a solo con quel signor Enrico che ti scrive tanto teneramente?
La fanciulla traballò sulle gambe e tramortí in viso a segno ch'ebbi compassione di lei; ma poi ricominciò a balbettare che non sapeva nulla, che non era vero, in modo ch'io perdetti la pazienza e ripetei con voce piú autorevole il comando di esser ubbidiente e sincera. Contuttociò ella rimase imperterrita a rispondermi che non ci capiva un ette e a far l'indiana con tanta buona grazia, che mi sentii il solletico di schiaffeggiarla.
| |
Enrico Augusto Cisterna Pisana Enrico
|