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      - Senti, figliuola - ripresi io un po' sbuffando un po' trattenendomi. - Se io ti dicessi che tu ricevi e scrivi lettere a Enrico Cisterna, e che discorri con lui dopo che noi siamo a letto, alla finestra della Riva, non andrei un dito lontano dal vero. Ma non voleva dirlo per lasciarti il merito della sincerità. Ora che tocchi con mano ch'io so tutto, e vedi cionnostante che mi dispongo ad usar di tutta la mia bontà, spero che vorrai mostrartene degna, con dirmi come sei venuta in tanta confidenza con quel giovine, cosa ti piace tanto in lui, e perché, se credevi onesta la tua condotta, hai creduto bene di celarla ai tuoi genitori. So che sei ben avveduta quando ne hai voglia, e adesso dovresti accorgerti che il partito piú saggio piú onesto piú furbo è di aprirti a me come ad un amico, perché si veda di metter ordine a tutto, accordando le nostre convenienze anche col tuo talento se vuoi!...
      A queste parole la Pisana dimise affatto quel suo contegno di figliuola modesta e paurosa per diventare lesta sicura sfacciatella quale io l'avea veduta piú volte colle cameriere, o in qualche crocchio durante le lunghe distrazioni di sua madre.
      - Padre mio - mi rispose col piglio disinvolto d'una prima amorosa che recitasse la sua parte - vi chieggo perdono di una mancanza che non finirò mai di rimproverarmi; ma non vi conosceva e aveva piú paura della vostra autorità che confidenza nel vostro affetto. Sí, è vero; gli sguardi le preghiere di Enrico Cisterna mi hanno commossa, e per non vederlo patire, ho voluto concedergli quanto mi domandava.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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