- E se io ti dicessi che Enrico Cisterna è un tristo, un giovinastro senza decoro e senza probità, al quale l'abbandonarti sarebbe il peggior castigo che potessimo infliggerti?
- Oh non andate in collera!... No, per carità, che non ce n'è il motivo! È vero, ebbi compassione di Enrico; ma non ci sono tanto ostinata, e se non è di vostro piacimento, meglio qualunque altro che lui!...
- Cosí tu rispondevi alle sue lettere, tu ti abboccavi tutte le sere con esso lui alla finestra...
- Non tutte le sere, padre mio. Appena quella in cui la mamma spegneva il lume prima di mezzanotte. E siccome ella ha molte divozioni distribuite per varii giorni della settimana, cosí questo non avveniva che il lunedí il mercoledí e la domenica.
- Ciò non monta affatto. Voleva dire che quanto facevi lo facevi per mera compassione.
- Te lo giuro, papà: proprio per compassione.
- Sicché se domani venisse un gondoliere, un cenciaiolo a domandarti per compassione di far all'amore con lui, gli risponderesti di sí!
- No certo, papà. Il caso sarebbe molto differente.
- Ah dunque convieni che ci vedi dei meriti particolari in Enrico, per sentir piuttosto compassione di lui che di un altro?... Ora favorirai dirmi quali sono questi meriti.
- In vero, papà, sarei molto imbrogliata a dichiararveli, ma giacché siete tanto buono, voglio farmi forza per accontentarvi. Prima di tutto quando s'andava a teatro, io vedeva Enrico accarezzato e festeggiato dalle piú belle signore. Non vorrai già negare ch'egli non sia almeno almeno molto simpatico!
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