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      Io risposi che parlasse pure, ed ella soggiunse che, siccome io le aveva promesso per marito un giovine di proposito e che valesse piú per la sostanza che per l'apparenza, credeva di aver trovato chi facesse all'uopo.
      - Chi mai? - le chiesi un po' trasecolato perché la furbetta non si staccava mai dal letto di sua madre che allora appena cominciava a guarire.
      - Enrico Cisterna! - sclamò ella gettandomi le braccia al collo.
      - Come?... quello...
      - No, non dite male di lui, padre mio!... dite quel giovine bravo e generoso, quel giovine che ad onta d'una educazione trasandata e d'una vita floscia e pettegola, ha saputo farsi tagliar il viso dalle sciabolate, e tornar una settimana dopo al suo posto come fosse nulla!... Oh io gli voglio bene piucché a me stessa, padre mio!... Adesso sí conosco cosa voglia dire il volersi bene!... Diceva di amarlo per compassione, quando di compassione non aveva certamente bisogno; ma ora che forse la meriterebbe, io l'amo per istima, l'amo per amore.
      - Sí, tutto va bene, benissimo; ma tua madre...
      - Mia madre sa tutto da questa mattina; ella unisce le sue preghiere alle mie...
      In quel momento si spalancò sgangheratamente la porta, ed Enrico stesso che stava in agguato nella stanza vicina mi si precipitò di là, supplicandomi di non volerlo allontanare prima che non avessi pronunciato la sua sentenza di vita o di morte. Egli mi stringeva le gambe, quell'altra furiosetta mi attorcigliava il collo colle mani, chi sospirava chi piangeva... fu un vero colpo da commedia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Cisterna Enrico