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      - Sposatevi, sposatevi nel nome di Dio! - sclamai raccogliendoli ambidue fra le braccia; e mai lagrime piú dolci non isgorgarono dagli occhi miei sopra esseri piú felici.
      Allora volli anche sapere se e come il loro amore avesse continuato a mia insaputa e dopo quella licenza formale intimata al giovine da Pisana per ordine nostro. Ma la fanciulla mi confessò arrossendo di aver scritto quel giorno due lettere invece di una, nella seconda delle quali raddolciva d'assai il crudo tenore della prima.
      - Ah traditorella! - le dissi - e cosí m'ingannavi!... cosí quella faccenda delle lettere continuò poi sotto il mio naso infino ad ora.
      - Oh no, padre mio - rispose la Pisana - non avevamo piú bisogno di scriverci.
      - E perché mo non avevate bisogno di scrivervi?
      - Perché... perché ci vedevamo quasi ogni sera.
      - Ogni sera vi vedevate?... Ma se fuori dell'inferriata io ho fatto inchiodare le imposte di quella maledetta finestra?...
      - Papà mio, scusatemi; ma poiché la mamma s'era addormentata, io scendeva pian piano ad aprirgli la porta della riva...
      - Ah sciagurati!... ah sfacciata!... in casa lo tiravi!... tiravi l'amante in casa!... Ma se di chiavi di quella porta non ce n'ha che una e l'aveva sempre io, vicino al letto!...
      - Appunto... papà mio; non andate in collera, ma tutte le sere quella chiave io ve la portava via, e la riponeva poi la mattina quando portava il brodo alla mamma.
      - Scommetto io che mi giocavi questo bel tiro nel darmi il bacio della buona notte e quello della sveglia!
      - Oh papà, papà!... siete tanto buono!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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