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      Qui tutto nuovo strano inopinato; ma dopo le lontane escursioni fra le tribù selvagge, si torna sempre alla pace e alla giocondità della famiglia. Il dottore è contentissimo de' suoi negozi. - Ancora un anno - mi dice - e rivedremo Genova!... Ma voi perché non prendete parte al nostro commercio?... perché non vi arricchite? - Egli crede che la mia famiglia sia povera, né suppone giammai che la loro compagnia fosse grandissimo motivo di trapiantarmi nel Mato-Grosso; perciò rispondo che non ho grandi bisogni, che son giovine, ed è mia sola ambizione lo avvezzarmi alle rischiose fazioni militari e tornar in Italia scarso di denari ma ricco d'esperienza. La Gemma sorride di queste mie parole, e il Fabietto strepita ch'egli pure vuol esser soldato e comandare l'esercizio. Il diavolino si fa robusto ed animoso; cavalca vicino a me le mezze giornate, e se usciamo a caccia mi vince nell'aggiustatezza del tiro. Ma io ho compassione di uccidere uccelli di sí vaghe piume, che ci guardano passare con tutta confidenza appollaiati sul loro ramo. La mano del fanciullo è meno pietosa e non trema come la mia; egli è intrepido, forte, quasi brasiliano; non serba di Venezia che il colore degli occhi e i bei capelli castano dorati; parla il portoghese come lo avesse imparato a balia, e fa vergogna a noi che zoppichiamo ancora nella pronuncia.
      Ieri ho ricevuto lettera da casa; ma il papà mi dice di averne scritte otto o dieci, e questa è la prima che mi giunge. Chi sa qual sorte avranno corso le mie!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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