Da ultimo ho ripreso fra mano la famosa opera del conte Rinaldo; e fra un mese ne sarà pubblicato il secondo fascicolo; la somma occorrente è già depositata presso il tipografo, e la stampa non soffrirà interruzioni. Spero che se ne gioverà assai la patria letteratura, e che gli studi critici sul commercio veneto e sulle istituzioni commerciali dei Veneziani durante il Medio Evo serviranno di splendido commento alla storia che va compilando con sí profonda dottrina il nostro Romanin. Gli Italiani impareranno a conoscere un altro ingegno sterminato e modesto che si consumò oscuramente nella polvere delle biblioteche e fra le cifre d'una ragioneria; io sarò contento di aver eseguito appuntino gli ultimi desiderii d'un uomo che meritava piú assai di quanto non cercò mai di ottenere.
Le domeniche quando colla carrozza (ohimè! sento anch'io lo scirocco di Monsignore!) conduco la Pisana, mio genero e i quattro nipotini o alla fontana di Venchieredo od a Fratta, mi passa sulla fronte una nuvola di melanconia; ma la cancello tosto colla mano e riprendo la solita ilarità. Enrico si maraviglia di trovarmi cosí sereno ed allegro dopo tante disgrazie, nell'età non tanto allegra di ottantatré anni. Io gli rispondo: - Figliuolo mio, i peccati affliggono piú delle disgrazie; ma quei pochi che aveva io, credo averli scontati abbastanza, e non me ne spauro. Quanto alle disgrazie, non danno piú gran fastidio sul limitare della tomba: e senza creder nulla senza pretender nulla mi basta esser sicuro che al di là né mi attende sorte peggiore né castigo veruno!
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