Or va, né m'irritar, se salvo ir brami.
Impaurissi il vecchio, ed al comandoobbedì. Taciturno incamminossi
del risonante mar lungo la riva;
e in disparte venuto, al santo Apollo
di Latona figliuol, fe' questo prego:
Dio dall'arco d'argento, o tu che Crisa
proteggi e l'alma Cilla, e sei di Tènedo
possente imperador, Smintèo, deh m'odi.
Se di serti devoti unqua il leggiadrotuo delubro adornai, se di giovenchi
e di caprette io t'arsi i fianchi opimi,
questo voto m'adempi; il pianto miopaghino i Greci per le tue saette.
Sì disse orando. L'udì Febo, e scesedalle cime d'Olimpo in gran disdegno
coll'arco su le spalle, e la faretratutta chiusa. Mettean le frecce orrendo
su gli omeri all'irato un tintinnìoal mutar de' gran passi; ed ei simìle
a fosca notte giù venìa. Piantossidelle navi al cospetto: indi uno strale
liberò dalla corda, ed un ronzìoterribile mandò l'arco d'argento.
Prima i giumenti e i presti veltri assalse,
poi le schiere a ferir prese, vibrandole mortifere punte; onde per tutto
degli esanimi corpi ardean le pire.
Nove giorni volâr pel campo acheole divine quadrella. A parlamento
nel decimo chiamò le turbe Achille;
ché gli pose nel cor questo consiglioGiuno la diva dalle bianche braccia,
de' moribondi Achei fatta pietosa.
Come fur giunti e in un raccolti, in mezzolevossi Achille piè-veloce, e disse:
Atride, or sì cred'io volta daremonuovamente errabondi al patrio lido,
se pur morte fuggir ne fia concesso;
ché guerra e peste ad un medesmo tempone struggono. Ma via; qualche indovino
interroghiamo, o sacerdote, o pure
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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