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      di novello furor, quando nel mezzosurse de' Pilii l'orator, Nestorre
      facondo sė, che di sua bocca uscičnopių che mel dolci d'eloquenza i rivi.
      Di parlanti con lui nati e cresciutinell'alma Pilo ei giā trascorse avea
      due vite, e nella terza allor regnava.
      Con prudenti parole il santo vegliocosė loro a dir prese: Eterni Dei!
      Quanto lutto alla Grecia, e quanta a Prėamo
      gioia s'appresta ed a' suoi figli e a tuttala dardania cittā, quando fra loro
      di voi s'intenda la fatal contesa,
      di voi che tutti di valor vincetee di senno gli Achei! Deh m'ascoltate,
      ché minor d'anni di me siete entrambi;
      ed io pur con eroi son visso un tempodi voi pių prodi, e non fui loro a vile:
      ned altri tali io vidi unqua, né sperodi riveder pių mai, quale un Drïante
      moderator di genti, e Piritōo,
      Cčneo ed Essadio e Polifemo uom divo,
      e l'Egėde Teseo pari ad un nume.
      Alme pių forti non nudrėa la terra,
      e forti essendo combattean co' forti,
      co' montani Centauri, e strage orrendane fean. Con questi, a lor preghiera, io spesso
      partendomi da Pilo e dal lontanoApio confine, a conversar venėa,
      e secondo mie forze anch'io pugnava.
      Ma di quanti mortali or crea la terraniun potrėa pareggiarli. E nondimeno
      da quei prestanti orecchio il mio consiglioed il mio detto obbedïenza ottenne.
      E voi pur anco m'obbedite adunque,
      ché l'obbedirmi or giova. Inclito Atride,
      deh non voler, sebben sė grande, a questitor la fanciulla; ma ch'ei s'abbia in pace
      da' Greci il dato guiderdon consenti:
      né tu cozzar con inimico pettocontra il rege, o Pelėde. Un re supremo,


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Iliade
di Homerus (Omero)
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