cui d'alta maestà Giove circonda,
uguaglianza d'onore unqua non soffre.
Se generato d'una diva madretu lui vinci di forza, ei vince, o figlio,
te di poter, perché a più genti impera.
Deh pon giù l'ira, Atride, e placherassipure Achille al mio prego, ei che de' Greci
in sì ria guerra è principal sostegno.
Tu rettissimo parli, o saggio antico,
pronto riprese il regnatore Atride;
ma costui tutti soverchiar presume,
tutti a schiavi tener, dar legge a tutti,
tutti gravar del suo comando. Ed iopotrei patirlo? Io no. Se il fêro i numi
un invitto guerrier, forse pur ancodi tanto insolentir gli diero il dritto?
Tagliò quel dire Achille, e gli rispose:
Un pauroso, un vil certo sareise d'ogni cenno tuo ligio foss'io.
Altrui comanda, a me non già; ch'io tecosciolto di tutta obbedienza or sono.
Questo solo vo' dirti, e tu nel mezzolo rinserra del cor. Per la fanciulla
un dì donata, ingiustamente or tolta,
né con te né con altri il brando miocombatterà. Ma di quant'altre spoglie
nella nave mi serbo, né pur una,
s'io la niego, t'avrai. Vien, se nol credi,
vieni alla prova; e il sangue tuo scorrentedalla mia lancia farà saggio altrui.
Con questa di parole aspra tenzonelevârsi, e sciolto fu l'acheo consesso.
Con Patroclo il Pelìde e co' suoi prodiriede a sue navi nelle tende; e Atride
varar fa tosto a venti remi elettiuna celere prora colla sacra
ecatombe. Di Crise egli medesmovi guida e posa l'avvenente figlia;
duce v'ascende il saggio Ulisse, e tuttigià montati correan l'umide vie.
Ciò fatto, indisse al campo Agamennóne
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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