Pagina (26/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Glaucopide dicendo: O di Laerte
      generoso figliuol, prudente Ulisse,
      così dunque n'andrete? E al patrio suolonavigherete, e lascerete a Priamo
      di vostra fuga il vanto, ed ai Troiani
      d'Argo la donna, e invendicato il sanguedi tanti, che per lei qui lo versaro,
      bellicosi compagni? A che ti stai?
      T'appresenta agli Achei, rompi gl'indugi,
      dolci adopra parole e li trattieni,
      né consentir che antenna in mar si spinga.
      Così disse la Dea. Ne riconobbel'eroe la voce, e via gittato il manto,
      che dopo lui raccolse il banditoreEurìbate itacense, a correr diessi;
      e incontrato l'Atride Agamennóne,
      ratto ne prende il regal scettro, e volacon questo in pugno tra le navi achee;
      e quanti ei trova o duci o re, li fermacon parlar lusinghiero; e, Che fai, dice,
      valoroso campione? A te de' vilidisconvien la paura. Or via, ti resta,
      pregoti, e gli altri fa restar. La menteben palese non t'è d'Agamennóne;
      egli tenta gli Achei, pronto a punirli.
      Non tutti han chiaro ciò che dianzi in chiusoconsesso ei disse. Deh badiam, che irato
      non ne percuota d'improvvisa offesa.
      Di re supremo acerba è l'ira, e Giove,
      che al trono l'educò, l'onora ed ama.
      S'uom poi vedea del vulgo, e lo coglieavociferante, collo scettro il dosso
      batteagli; e, Taci, gli garrìa severo,
      taci tu tristo, e i più prestanti ascoltatu codardo, tu imbelle, e nei consigli
      nullo e nell'armi. La vogliam noi forsefar qui tutti da re? Pazzo fu sempre
      de' molti il regno. Un sol comandi, e queglicui scettro e leggi affida il Dio, quei solo
      ne sia di tutti correttor supremo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Laerte Ulisse Priamo Troiani Argo Achei Dea Atride Agamennóne Agamennóne Achei Giove Taci Dio