Glaucopide dicendo: O di Laerte
generoso figliuol, prudente Ulisse,
così dunque n'andrete? E al patrio suolonavigherete, e lascerete a Priamo
di vostra fuga il vanto, ed ai Troiani
d'Argo la donna, e invendicato il sanguedi tanti, che per lei qui lo versaro,
bellicosi compagni? A che ti stai?
T'appresenta agli Achei, rompi gl'indugi,
dolci adopra parole e li trattieni,
né consentir che antenna in mar si spinga.
Così disse la Dea. Ne riconobbel'eroe la voce, e via gittato il manto,
che dopo lui raccolse il banditoreEurìbate itacense, a correr diessi;
e incontrato l'Atride Agamennóne,
ratto ne prende il regal scettro, e volacon questo in pugno tra le navi achee;
e quanti ei trova o duci o re, li fermacon parlar lusinghiero; e, Che fai, dice,
valoroso campione? A te de' vilidisconvien la paura. Or via, ti resta,
pregoti, e gli altri fa restar. La menteben palese non t'è d'Agamennóne;
egli tenta gli Achei, pronto a punirli.
Non tutti han chiaro ciò che dianzi in chiusoconsesso ei disse. Deh badiam, che irato
non ne percuota d'improvvisa offesa.
Di re supremo acerba è l'ira, e Giove,
che al trono l'educò, l'onora ed ama.
S'uom poi vedea del vulgo, e lo coglieavociferante, collo scettro il dosso
batteagli; e, Taci, gli garrìa severo,
taci tu tristo, e i più prestanti ascoltatu codardo, tu imbelle, e nei consigli
nullo e nell'armi. La vogliam noi forsefar qui tutti da re? Pazzo fu sempre
de' molti il regno. Un sol comandi, e queglicui scettro e leggi affida il Dio, quei solo
ne sia di tutti correttor supremo.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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