l'una con l'altra curia. A questa guisa,
obbedendo agli Achei, ti fia palesede' capitani a un tempo e de' soldati
qual siasi il prode e quale il vil; ché ognunocon emula virtù pel suo fratello
combatterà. Conoscerai pur ancose nume avverso, o codardìa de' tuoi,
o poca d'armi maestrìa ti tolgadelle dardanie mura la conquista.
Saggio vegliardo, gli rispose Atride,
in tutti della guerra i parlamentinanzi a tutti tu vai. Piacesse a Giove,
a Minerva piacesse e al santo Apollo,
ch'altri dieci io m'avessi infra gli Achei
a te pari in consiglio; ed atterratacadrìa ben tosto la città troiana.
Ma me l'Egìoco Giove in alti affannisommerse, e incauto mi sospinse in vane
gare e contese. Di parole avemmogran lite Achille ed io d'una fanciulla,
ed io fui primo all'ira. Ma se fiache in amistà si torni, un sol momento
non tarderà di Troia il danno estremo.
Or via, di cibo a ristorar le forzeitene tutti per la pugna. Ognuno
l'asta raffili, ognun lo scudo assetti,
di copioso alimento ognun governii corridor veloci, e diligente
visiti il cocchio, e mediti il conflitto;
onde questo sia giorno di battagliatutto e di sangue, e senza posa alcuna,
finché la notte non estingua l'irede' combattenti. Di guerrier sudore
bagnerassi la soga dello scudosui caldi petti, verrà manco il pugno
sovra il calce dell'asta, e destrier mollitrarranno il cocchio con infranta lena.
Qualunque io poscia scorgerò che lungidalla pugna si resti appo le navi
neghittoso, non fia chi salvo il mandidalla fame de' cani e degli augelli.
Così disse, e al finir di sue parole
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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