Adusti i fianchi, e fatto delle sacreviscere il saggio, lo restante in pezzi
negli schidon confissero, ed acconcia-
-mente arrostito ne levaro il tutto.
Finita l'opra, apparecchiâr le mense,
e a suo talento vivandò ciascuno.
Di cibo sazi e di bevanda, presea così dire il cavalier Nestorre:
Re delle genti glorioso Atride
Agamennón, si tolga ogni dimoraall'impresa che in pugno il Dio ne pone.
Degli araldi la voce alla rassegnachiami sul lido i loricati Achei,
e noi scorriamo le raccolte squadre,
e di Marte destiam l'ira e il desìo.
Assentì pronto il sire, ed al suo cennol'acuto grido degli araldi diede
della pugna agli Achivi il fiero invito.
Corsero quelli frettolosi; e i regidi Giove alunni, che seguìan l'Atride,
li ponean ratti in ordinanza. ErravaMinerva in mezzo, e le splendea sul petto
incorrotta, immortal la prezïosaEgida da cui cento eran sospese
frange conteste di finissim'oro,
e valea cento tauri ogni gherone.
In quest'arme la Diva folgorandoconcitava gli Achivi, ed accendea
l'ardir ne' petti, e li facea gagliardia pugnar fieramente e senza posa.
Allor la guerra si fe' dolce al corepiù che il volger le vele al patrio nido.
Siccome quando la vorace vampasulla montagna una gran selva incende,
sorge splendor che lungi si propaga;
così al marciar delle falangi achivemandan l'armi un chiaror che tutto intorno
di tremuli baleni il cielo infiamma.
E qual d'oche o di gru volanti esercitiovver di cigni che snodati il tenue
collo van d'Asio ne' bei verdi a pascerelungo il Caïstro, e vagolando esultano
su le larghe ale, e nel calar s'incalzano
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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