con tale un rombo che ne suona il prato;
così le genti achee da navi e tendesi diffondono in frotte alla pianura
del divino Scamandro, e il suol rimbombasotto il piè de' guerrieri e de' cavalli
terribilmente. Nelle verdi landedel fiume s'arrestâr gremìti e spessi
come le foglie e i fior di primavera.
Conti lo sciame dell'impronte moscheche ronzano in april nella capanna,
quando di latte sgorgano le secchie,
chi contar degli Achei desìa le tormeanelanti de' Teucri alla rovina.
Ma quale è de' caprai la maestrìanel divider le greggie, allor che il pasco
le confonde e le mesce, a questa guisain ordinate squadre i capitani
schieravano gli Achivi alla battaglia.
Agamennón qual tauro era nel mezzo,
che nobile e sovrana alza la frontesovra tutto l'armento e lo conduce:
e tal fra tanti eroi Giove gl'infondee garbo e maestà, che Marte al cinto,
Nettunno al petto, e il Folgorante istessonegli sguardi somiglia e nella testa.
Muse dell'alto Olimpo abitatrici,
or voi ne dite (ché voi tutte, o Dive,
riguardate le cose e le sapete:
a noi nessuna è conta, e ne susurradi fuggitiva fama un'aura appena),
dite voi degli Achivi i condottieri.
Della turba infinita io né parolefarò né nome, ché bastanti a questo
non dieci lingue mi sarìan né diecibocche, né voce pur di ferreo petto.
Di tutta l'oste ad Ilio navigatadivisar la memoria altri non puote
che l'alme figlie dell'Egìoco Giove.
Sol dunque i duci, e sol le navi io canto.
Erano de' Beozi i capitaniArcesilao, Leìto e Penelèo
e Protenore e Clonio, e traean secod'Iria i coloni e d'Aulide petrosa,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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